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MATERIALI

ARGILLA

Fonoassorbente, ignifugo, biocompatibile, riciclabile, anallergico, igroscopico, termoregolatore.

È l’intonaco in argilla, il più naturale dei materiali edili, infatti è costituito semplicemente da terra cruda.

Bello da vedere e da toccare, dona all’ambiente calore in inverno e freschezza d’estate, riflette nella giusta misura la luce senza appesantire la vista, regola l’umidità, assorbe gli odori e non cattura la polvere. Insomma nella bioarchitettura è considerato il re degli intonaci.

Ma procediamo per ordine

PREGI

  • Termoregolatore

Ha un’ottima inerzia termica. Significa che mantiene stabile la temperatura interna degli ambienti. Inoltre si comporta da volano termico: ha la capacità, nella stagione estiva, di assorbire il calore in eccesso prodotto all’interno dell’abitazione rinfrescando l’ambiente, di contro, nelle stagioni fredde accumula il calore aumentando il comfort interno.

  • Igroscopico

L’intonaco di argilla ha la capacità di assorbire acqua dall’aria quando questa è troppo umida e la restituisce quando invece è troppo secca. Di fatto riesce a mantenere il grado di umidità ideale per il nostro benessere.

  • Fonoassorbente

Possiede un alto potere insonorizzante e anche se lo spessore dell’intonaco si aggira intorno ai soli 2 cm. migliora notevolmente il comfort acustico specie nei locali con ampia metratura.

  • Anallergico

L’intonaco di argilla non è altro che terra cruda. Non contiene quindi scarti di forno, metalli pesanti, additivi e coloranti chimici. Ma non basta. Ha la grande capacità di trattenere gli odori, gas e polveri rendendo l’aria indoor salubre.

  • Riciclabile ed ecologico

Smaltibile, a fine ciclo, come materiale inerte. L’argilla, infatti, viene lavorata senza bisogno di cottura e miscelata con inerti naturali. La sua estrazione e lavorazione non sottrae risorse limitate.

  • Non necessita di pitturazione

È possibile avere sul mercato intonaci già colorati con terre e pigmenti naturali. La varietà dei colori è molto ampia e la resa estetica veramente notevole.

Fonte: Ton-gruppe

DIFETTI

  • Tempi di indurimento

L’intonaco in argilla indurisce molto lentamente. Quindi i tempi di applicazione sono maggiori rispetto ad altri tipi di intonaco.

  • Applicabile solo per interni

Non può essere esposto alle piogge perché l’argilla diventa modellabile con l’aggiunta di acqua, quindi la sua durabilità sarebbe compromessa dagli eventi atmosferici. All’interno invece, la sua integrità è molto duratura nel tempo.  

  • Costi

I prezzi degli intonaci in argilla sono superiori ai classici intonaci a calce, ma la qualità e l’incidenza che hanno sulla salubrità degli ambienti è di notevole impatto.

Per la texture e le tecniche di applicazioni si possono ottenere meravigliosi effetti e giochi di contrasto alternando sapientemente superfici lisce ad altre più grezze. Con l’aggiunta di terre e pigmenti colorati puoi ottenere pareti dall’alto valore espressivo

L’intonaco in argilla lo puoi applicare ovunque su qualsiasi tipo di supporto. L’unico requisito è un sufficiente potere assorbente; per i sottofondi più delicati, come il cartongesso esistono in commercio intonaci d’argilla specifici

arch. Francesco De Gaetano

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AMBIENTE progettare RISTRUTTURARE

ACQUA

Oggi è il Water World Day, giornata mondiale dell’acqua.

Secondo i dati del Politecnico di Milano in Italia si utilizzano ogni anno oltre 26miliardi di mc di acqua ma ne vengono prelevati 33 miliardi di mc. Questo significa che circa il 22% dell’acqua viene sprecata a causa di perdite principalmente associate al settore civile.

In parole povere buttiamo letteralmente ben 7 miliardi di mc di acqua e siccome un metro cubo equivale a 1000 litri ne consegue che in Italia perdiamo 7000miliardi di litri di acqua potabile solo a causa delle perdite.

A quest’ultimi bisogna aggiungere quelli che sprechiamo a causa delle nostra cattive abitudini legato allo stile di vita.

PERCEZIONE VS REALTA’

Secondo il World Resources Institute, l’Italia nel 2040 sarà in una situazione di stress idrico molto critica (4 su 5).

Di contro la percezione i dati riportati in una indagine dell’istituto Ipsos rilevano una mancata percezione di tale pericolo negli italiani intervistati.

Il 52% degli intervistati ritiene che ci sia ancora tempo per cambiare le cose e che le previsioni sul 2040 World Resources Institute siano eccessivamente pessimistiche, soltanto il 22% considera veritiere tali previsioni, e non esclude che ciò possa verificarsi anche prima del 2040.

A pensare che queste previsioni oltre a non essere veritiere ma addirittura mosse utili a diffondere paura tra le persone è l’11% dei cittadini intervistati. Dato abbastanza preoccupante

Gli italiani dimostrano poi di avere scarsa consapevolezza anche rispetto al proprio consumo d’acqua. Addirittura, il 48% degli intervistati si è detto convinto che il consumo personale sia uguale o inferiore a quello dei concittadini europei, quando in realtà i dati dimostrano come quello italiano sia il più alto in Europa, con un dato medio pro-capite di circa 220 litri d’acqua al giorno[5], contrariamente alla media europea di 165 litri [Fonte: Gestione delle risorse idriche e valutazione della qualità delle acque nel bacino mediterraneo, E. Chiacchierini, C. Amendola, D. Restuccia, G. Vinci, Università degli studi “la sapienza”].

BUONE PRATICHE

Vediamo quali sono le buone pratiche che consentono un notevole risparmio di acqua potabile, di alleggerire notevolmente le nostre bollette e contribuire alla sostenibilità idrica del pianeta.

  • Chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti consente che
    • 1 famiglia di 4 persone  può risparmiare 4,5 mc/anno
    • L’ Italia circa 55 mila mc/anno
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  • Usare la doccia invece che la vasca consente di risparmiare 100 litri a persona, cioè
    • 1 famiglia di 4 persone può risparmiare 120 mc/anno
    • L’Italia 1,5 milioni di mc/anno
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  • Installazione di WC a bassa potata di scarico con cassette a doppia cacciata consente che:
    • 1 famiglia di 4 persone può risparmiare  20 mc/anno
    • L’Italia 250 mila mc/anno
  • Installazione di sistemi di irrigazione ad alta efficienza che consentono di risparmiare il 30% di acqua

QUANTI LITRI POSSIAMO RECUPERARE CON UNA CORRETTA GESTIONE DELLE ACQUE PIOVANE?

La risposta è: tanti mc di acqua. Più di quanto tu possa immaginare

Fino al 50% del fabbisogno di acqua potabile. È possibile ridurre della metà la quantità di acqua che ogni giorno consumiamo nei nostri edifici.

Di seguito uno studio esemplificativo redatto dal GBC Italia che dimostra quanto una corretta progettazione del sistema di captazione delle acque meteoriche riesca ad intercettare una notevole quantità di acqua incidendo in maniera sostanziosa sul consumo delle acque ad uso residenziale.

Un’abitazione con tetto a falde di 110 mq in pianura padana può consentire l’irrigazione di un giardino di 500 mq con un risparmio pari al 90% dell’acqua potabile

Un vero progetto di bioarchitettura ha un approccio olistico. Non si tratta solo di applicare materiali certificali ma piuttosto di concepire un organismo architettonico che posa contribuire e autoprodurre tutto ciò che necessita per la sua gestione, garantendo un buon livello di qualità e comfort.

Se l’articolo ti è piaciuto condividilo pure e se hai necessità di consulenza o parere tecnico puoi richiederlo scrivendo a

arch.francescodegaetano@gmail.com

arch. Francesco De Gaetano

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benessere

LE PIANTE purificano l’aria indoor ?

Se hai già letto qualche mio articolo saprai sicuramente che #starebeneacasa è il mio mantra, il mio obiettivo per i miei clienti.

Per raggiungere tale obiettivo dobbiamo assolutamente curare la qualità dell’aria degli ambienti in cui viviamo, casa o ufficio che siano.

Glia genti inquinanti presenti negli spazi confinati sono molteplici e pericolosi, sia per la nocività che per l’esposizione continua a cui siamo sottoposti: circa il 90% della nostra esistenza.

Per questo motivo dobbiamo assolutamente ripensare le nostre abitazioni. Materiali, arredi, stile di vita. Tutto concorre alla qualità della vita, al benessere psicofisico, al piacere di vivere i nostri ambienti in totale sicurezza.

Ci sono piante che hanno una qualche capacità di assorbire diversi agenti inquinanti e purificare l’aria indoor, come alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato. Una in particolare pare sia fonte di controversie e falsi miti. Si tratta di uno studio della fine degli anni ’80, in cui alla fine degli anni 80 Bill Wolverton scienziato della NASA, volle verificare la capacità delle piante di depurare dai VOC (COMPOSTI ORGANICI VOLATILI) un ambiente chiuso. In poche parole la possibilità di assorbire le molecole che si sollevano regolarmente da pitture e rivestimenti, smalti per le unghie, shampoo, e da qualunque cosa abbia un odore o un profumo.

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Wolverton concluse che esistevano piante capaci di abbattere con buon successo la percentuale presente nell’aria del Toluene, Xilene , Benzene, Formaldeide, ecc.

Successivamente, altri studi dimostrano che i risultati acquisiti in laboratorio da Wolverton erano fuorvianti perché ottenuti in condizioni non replicabili nella quotidianità. Infatti gli esperimenti dello scienziato della Nasa furono effettuati in camera chiusa, totalmente sigillata senza nessun contributo derivato dalle attività umane.

Inserire piante nel vostro appartamento o ufficio allo scopo di abbattere la carica velenosa degli agenti inquinanti presenti è come prendere una pillola per la gastrite continuando a mangiare male e a vivere sotto stress.

Non funziona.

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Adornate pure le vostre camere con piante ornamentali che alzano il tono dell’umore e abbassano notevolmente l’asticella dello stress psicofisico, ma se volete purificare l’aria aprite le finestre o in alternativa ricorrete ai sistemi di ventilazione meccanica forzata.

La soluzione migliore, però, è sempre la stessa: eliminare le fonti di inquinamento. Ripensare, riprogettare e ristrutturare in maniera sana e consapevole.

In attesa di seguito trovi le piante più gettonate come depuratrici dell’aria

ARECA PALMS

Una delle piante da appartamento più comuni e più usate. Manutenzione abbastanza semplice

PALMA DI BAMBOO

Pianta originaria del Messico a crescita abbastanza lenta, che in appartamento può raggiungere 1,8 metri di altezza. Aggiunge umidità all’aria secca e depura l’aria da benzene, tricloroetilene e formaldeide.

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FICUS ELASTICA

originario delle zone tropicali dell’Asia e dell’America. Eccelle nella rimozione di formaldeide.

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ALOE VERA

Pianta succulenta, facile da coltivare, anche in casa. Oltre a contrastare la formaldeide ed il benzene, è una vera alleata di benessere. Nota per il suo gel naturale molto efficace in caso di scottature.

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SANSEVIERIA

Famosa come “lingua di suocera”, viene indicata per abbattere la formaldeide presente nell’aria.

Photo by Charlotte May on Pexels.com

Abbiate cura di voi, abbiate cura delle vostre piante.

arch. Francesco De Gaetano

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MATERIALI

CANAPA IN EDILIZIA

LA CANAPA

Tra i materiali più interessanti nel panorama della bioedilizia vi è sicuramente la canapa.

Le proprietà di questa pianta sono molteplici, note sin dall’antichità. La canapa, infatti, è citata già nel 2737 a.C. in un trattato di medicina cinese per le sue peculiarità curative. La sua fibra, inoltre, lungo il corso dei secoli ha consentito la realizzazione di cordame e tessuti di pregevole fattura; pare che le vele usata da Colombo per le sue caravelle fossero proprio in canapa

DESCRIZIONE

La pianta di canapa è costituita da due parti: la parte esterna che risulta fibrosa e una parte interna legnosa, chiamata canapulo.

La fibra è molto resistente a sforzi di trazione e all’usura, mentre il canapulo ha un’elevata capacità di assorbire i liquidi ed è ricco di silicio, componente a cui deve le sue ottime proprietà isolanti.

CARATTERISTICHE

La canapa è un materiale ecosostenibile biocompatibile, riciclabile, rinnovabile e compostabile.

Ha caratteristiche di leggerezza, traspirabilità, resistenza a muffe ed insetti, resistenza al fuoco, alto potere isolante (sia termico che acustico). mantiene inalterate nel tempo le proprie caratteristiche, è inodore e non è soggetta all’attacco di insetti e a fenomeni di putrescenza, oltre ad essere non nociva e ad avere una buona coibenza e permeabilità.

Blocchi di canapa

Inoltre essendo un materiale con ottima igroscopicità è un regolatore di umidità: la accumula quando è in eccesso per rilasciarla quando l’aria è troppo secca.

Per le sue ottime capacità di isolante termico ed acustico, dalla canapa si producono pannelli da inserire nelle murature, nei sottotetti, nei pavimenti, nei controsoffitti, nei divisori interni, sia in edifici ex–novo che nelle ristrutturazioni.

I PANNELLI ISOLANTI

I pannelli si ottengono riducendo in trucioli i fusti della pianta, legati con amido di patate o l’acido polilattico (PLA) ossia un polimero naturale derivato dal mais. Poi vengono compattati ad alte temperature e sottoposti a forti pressioni.

Pannelo di canapa

È possibile trovare le fibre della canapa mescolate con altre fibre naturali, come il kenaf, perché la loro presenza in commercio è ancora scarsa.

Il pannello isolante in canapa

  • Possiede bassa conduttività termica.
  • Essendo altamente traspirante, consente di risolvere con successo problemi di muffa e in ambienti con tasso di umidità elevato non si deforma
  • Ha un’ottima capacità di accumulare il calore che viene rilasciato nelle ore più fredde (inerzia termica) garantendo così un elevato comfort termico e scongiurando la formazione di condensa superficiale.
  • L’elasticità delle fibresegue i micro-movimenti della struttura del pannello senza danneggiarsi.
  • Qualora dovesse venire a contatto diretto con l’acqua la fibra di canapa asciuga velocemente, per questo ne teme eventuali fessurazioni
  • In caso di incendio, non rilascia sostanze tossiche essendo non infiammabile

ALTRI PRODOTTI

La canapa, assieme alla fibra di legno, viene impiegata anche per la realizzazione di intonaci termici e di finitura, malta legante e addirittura per massetti e conglomerati.

La canapa dà anche la possibilità di produrre vernici per facciate, grazie alla sua inalterabilità se esposta al sole e la sua capacità idrorepellente.

intonaco premiscelato naturale, altamente traspirante ad elevato isolamento termoacustico e deumidificante, a base di legno di canapa, calce naturale, con additivi naturali che opportunamente dosati e miscelati con acqua pulita danno origine ad una malta di facile applicazione sia manualmente che a macchina. È un materiale che determina un alto sfasamento termico, superiore rispetto ai più utilizzati materiali isolanti sintetici. Durante il suo processo produttivo ha capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera e bassa energia incorporata, rispettando i principi di sostenibilità sociale e ambientale, ha tutte le qualità richieste ad un materiale da costruzione in linea con uno sviluppo sostenibile.

Impiego

L’intonaco premiscelato termico garantisce buoni valori di sfasamento termico e quindi risulta essere anche un ottimo isolante. Grazie alla sua elevata traspirabilità riduce l’insorgere di muffe e condense e assorbe e rilascia l’umidità in eccesso. Il suo potere fonoassorbente migliora il comfort acustico. Ha un’ottima resistenza a compressione ed è applicabile su vecchi intonaci

RICADUTE AMBIENTALI

Essendo una fibra naturale, la canapa è un materiale biodegradabile e può essere reintrodotto nel ciclo produttivo dopo l’impiego, reimpiegato per la produzione di carta e cartone o utilizzato come combustibile per la produzione di energia e non comporta emanazione di gas tossici

arch. Francesco De Gaetano

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PSICOLOGIA DELL'ABITARE Senza categoria

DECLUTTERING: L’ARTE DI VOLERSI BENE

“La cosa migliore e più sicura è avere equilibrio nella tua vita, riconoscere i grandi poteri attorno a noi ed in noi. Se riesci a farlo, e vivere in quel modo, sarai davvero una persona saggia.” – Euripide –

Fare spazio, fare ordine per vivere in armonia. Questo è il decluttering in una sola frase

Se senti questa necessità in questo esatto momento nel quale stai leggendo il mio articolo, significa che il momento è adesso. Non rimandare.

Ma perché è necessario mettere ordine all’interno della tua abitazione? Perché una casa sovraffollata di oggetti più o meno sparsi o accumulati in posti precisi, una casa dove i mobili sono collocati senza un criterio pratico né estetico impedisce il giusto fluire di nuove energie, blocca la creatività e a lungo andare mette ansia e tensione negli abitanti.

Il disordine, il troppo, il mal riposto blocca la creatività, si oppone a nuove possibili iniziative. Stanze piene di cose non hanno la capacità di accogliere.

Come avrai già letto nel mio articolo dove ti spiego cos’è la bioarchitettura, se non l’hai ancora fatto ti consiglio di cliccare qui oppure puoi vedere questo video sul mio canale YouTube, compito essenziale di una abitazione è #starebenecasa.

Non altro, né di più né di meno. La casa è per noi quello che è la tana per un volpacchiotto. Deve darci la sensazione di riparo, di comfort e la possibilità di rigenerarci e riposare o lavorare in maniera creativa e produttiva.

Perché una casa troppo piena non è il massimo per un buono status fisico e mentale.

Partiamo innanzitutto dal campo visivo.

Ph by Pexels.com

Il nostro occhio è sempre vigile, cattura, invia tutte le immagini al nostro cervello il quale registra. Il sistema nervoso poi reagisce. Si rilassa di fronte a determinati colori, si attiva di fronte ad altri.

Se sottoposto a innumerevoli input, giorno dopo giorno, va in situazione di allerta continua, va in stress fino al punto di poter andare in tilt.

Il troppo stroppia, insomma.

Di contro, vivere in ambienti armoniosi, con il numero “giusto” di oggetti, aprire l’armadio e riuscire a distinguere immediatamente un abito da un altro senza la necessità di tirarlo fuori non senza difficoltà, non solo dà un senso di piacevolezza ma infonde una certa sicurezza. Il cervello registra che “è tutto a posto” e finalmente può rilassarsi.

Se vuoi sorseggiare una tisana o un buon caffè dove preferiresti farlo? In cantina o in salotto? Seduta su una sedia, magari circondata da scatoloni, o sprofondata in una comoda poltrona?

Ricordati che anche il tuo occhio vuole la sua parte, non solo la tua schiena.

Dividi et impera

Se vuoi veramente riprenderti possesso dei tuoi spazi che non riesci più a gestire. Se non riesci più a dominare le tue cose che hanno preso il sopravvento su di te. La prima cosa che devi fare è dividere.

Separare ciò che è buono da ciò che non lo è.

Per Vitruvio l’architettura non è tale se non risponde a questi tre requisiti

Utilitas, Firmitas e Venustas.

Utile, Solida e Bella.

A questo punto prendi uno dei tanti oggetti accumulati e chiediti.

  1. E’ davvero utile? Quando è stata l’ultima volta che l’ho usato? Quante volte l’ho usato nell’ultimo anno?
  2. Rende la mia vita più ricca? Migliora il mio benessere? Mi dà realmente piacere possedere questo oggetto?
  3. Ma casa mia è bella? Quanta bellezza ho accumulato negli anni? C’è ancora spazio per farne entrare altra?
Photo by Ekaterina Bolovtsova on Pexels.com

Sappi che per vivere in una casa armoniosa non è necessario trasformarla in minimalista, scarna con pochissimi elementi. A meno che questo non sia il tuo stile.

E’ necessario, però, trovare il giusto equilibrio tra forme, luci e contenuto. Solo così diventerai più saggia.

arh. Francesco De Gaetano

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progettare Senza categoria

BIOARCHITETTURA: COS’E’

Il termine BIOARCHITETTURA deriva dal tedesco BAUBIOLOGIE unione di BAU che sta per EDILIZIA e BIOLOGIE ovvero BIOLOGIA.

Fare BIOARCHITETTURA significa concepire una progettazione che fin dal nascere tenga conto delle risorse naturali evitando di procurare danno all’ambiente, agli operatori e ai fruitori, prevedendo, per quanto possibile, il riuso totale o parziale di spazi e materiali.

LA BIOARCHITETTURA è un approccio culturale, un modus operandi, una scelta necessaria per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e alla cura della nostra salute. L’obiettivo da raggiungere è solo uno: IL BENESSERE

Quando parliamo di BENESSERE, legato agli ambienti indoor, inevitabilmente siamo portati a pensare in maniera esclusiva ai fruitori, agli utenti, a chi andrà a vivere o a lavorare negli ambienti progettati.

In realtà la BIOARCHITETTURA amplia questo concetto allargandolo anche agli operatori del processo realizzativo. In poche parole la salute di tutti coloro che in qualche modo avranno interagito con il manufatto realizzato deve essere sempre al centro dell’attenzione.

FATTORI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE

La redazione di un progetto che possa definirsi di bioarchitettura o architettura ecosostenibile contempla essenzialmente tre fattori:

  • Clima,
  • Ecologia
  • Sostenibilità ambientale ed economica.

Proviamo a declinare questi tre aspetti.

Dal punto di vista progettuale quando si esaminano con cognizione di causa le caratteristiche climatiche del sito non possiamo che farlo attraverso quella che in gergo si chiama architettura bioclimatica

Obiettivo primario ed essenziale della progettazione bioclimatica è raggiungere il massimo comfort climatico interno sfruttando al massimo gli apporti energetici naturali per il riscaldamento invernale e il raffreddamento estivo, per l’illuminazione e la ventilazione, ottenendo di conseguenza la massima efficienza energetica.

Ecco perché ad esempio un Attestato di Prestazione Energetica degno di questo nome non può costare 50 euro.

ASPETTI ESSENZIALI DEL PROGETTO BIOCLIMATICO

L’Architettura bioclimatica è parte essenziale della Bioarchitettura.

Un progetto di bioarchitettura inizia e termina con un approccio tecnico-scientifico di connotazione bioclimatica.

Viatico di un buon progetto è una attenta analisi del sito esaminando, tra gli altri, fattori imprescindibili quali il soleggiamento, la ventilazione naturale, l’umidità, le temperature, l’eventuale presenza di corsi d’acqua, il rumore, la tessitura e la morfologia del suolo, la vegetazione spontanea.

A quale scopo? Perché, Ombreggiamento, Illuminazione naturale, Captazione solare, Difesa dai venti, Umidificazione e Deumidificazione, Raffrescamento, Isolamento, Ventilazione e Conservazione del calore, sono tutti aspetti dai quali non può prescindere un progetto che si vuol chiamare di BIOARCHITETTURA.

SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE O ECOSOSTENIBILITA’

Generalmente si afferma che fare architettura ecosostenibile significhi progettare e realizzare edifici efficienti dal punto di vista energetico.

Forzando un po’ il ragionamento sarebbe come sostenere che basti fare una buona colazione per asserire di adottare un regime di vita sano.

Molti progettisti e imprese pubblicizzano realizzazioni di edifici complessi come EDIFICI ECOSOSTENIBILI commercialmente chiamati EDIFICI GREEN perché certificati con APE A+ ai sensi della Legge 90/2013 ex Legge 10.

Ma cos’è un edificio green? Esiste un’etichetta, un attestato, una certificazione di “edificio green”.

Edificio green è un termine commerciale che non si basa su parametri e vincoli legislativi; è un termine commerciale che risulta molto ingannevole sul versante della sostenibilità ambientale

L’etichettatura di EDIFICIO GREEN di un palazzo con la sola installazione, ad esempio di pannelli fotovoltaici, nasconde una strategia che in gergo viene chiamata GREENWASHING. Adottare cioè una strategia di comunicazione atta a dare all’esterno una immagine positiva dal punto di vista ambientale ma in modo ingannevole

In realtà l’efficienza energetica è soltanto uno dei molteplici aspetti che un progetto di bioarchitettura deve contemplare all’interno del suo processo.

SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE O ECOSOSTENIBILITA’

Come dicevamo l’efficienza energetica è soltanto uno degli aspetti che un progetto di bioarchitettura deve contemplare all’interno del suo processo.

Il Decreto legislativo 152 del 2006 definisce lo sviluppo sostenibile, “ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire all’uomo che il soddisfacimento delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future

E’ evidente che tale esigenza non si può ottemperare esclusivamente attraverso l’efficientamento energetico.

BIOARCHITETTURA = QUALITA’ DELLA VITA

Facciamo un esempio pratico

Realizzo un fabbricato di classe energetica A+, quindi con grande attenzione all’efficienza energetica e di conseguenza alla salvaguardia dell’ambiente.

Uso però materiali edili diciamo «CONVENZIONALI». Ad esempio per gli intonaci applico un premiscelato magari a base di cemento Portland con emissioni organiche volatili (le cosiddette VOC) di una certa rilevanza.

Vedete bene come la QUALITA’ del BENESSERE degli operatori e dei fruitori non sia del tutto soddisfatta e in questo caso parliamo non di comfort ma di salute

La salvaguardia dell’ambiente e il benessere psicofisico possiamo definirli i BINARI della BIOARCHITETTURA.

Mentre la TECNICA, la TECNOLOGIA, applicata e la scelta dei MATERIALI sono solo gli strumenti attraverso i quali incido sull’ambiente e sull’uomo per poter elevare il livello della QUALITA’ DELLA VITA

FINALITA’ PROGETTUALI

Le finalità progettuali della BIOARCHITETTURA sono sostanzialmente:

  1. L’EFFICIENZA ENERGETICA degli edifici.

Attraverso lo sfruttamento delle cosiddette ENERGIE ALTERNATIVE con l’ausilio deli dispositivi passivi in modo da raggiungere il cosiddetto BILANCIO ENERGETICO

2. IL MIGLIORAMENTO DELLA SALUTE di chi usa o ci vive.

Tra i maggiori rischi per la nostra salute si contemplano gli inquinanti indoor

La relazione del MINISTERO DELLA SALUTE riporta. «Le miscele complesse di inquinanti INDOOR , anche a basse concentrazioni, possono provocare nel tempo effetti nocivi sulla salute delle persone suscettibili: bambini, donne in gravidanza, persone anziane persone sofferenti di asma, malattie respiratorie e cardiovascolari».

3. IL COMFORT PSICOFISICO

E’ noto come una CASA SANA influisca in maniera positiva sul tono dell’umore contribuendo a ridurre lo SRESS accumulato durante la giornata o, nel caso degli AMBIENTI DI LAVORO, la qualità dei manufatti incida notevolmente sul livello di soddisfazione e sul piacere dei lavoratori aumentandone produttività e qualità del lavoro prodotto.

QUALITA’ DELLA VITA E SALVAGUARDIA AMBIENTALE

Una delle sfide che si pone la Bioarchitettura, è RICICLARE, per interro o almeno per quanto più possibile, i prodotti dell’architettura.

Costruire edifici scomponibili nelle loro parti utilizzando elementi e materiali che possano essere facilmente recuperati e, di conseguenza, riutilizzati o smaltiti senza arrecare danno all’ambiente.

arch. Francesco De Gaetano

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ACQUISTARE

L’ARREDAMENTO BIOECOLOGICO

Quando parliamo di arredamento gli aspetti da prendere in considerazione sono essenzialmente due:

  1. La salubrità
  2. L’ecosostenibilità

Tutto, come in ogni aspetto relativo all’involucro edilizio, deve essere rapportato al benessere, benessere per l’uomo e benessere per l’ambiente.

SALUBRITA’

Iniziamo parlando di salubrità e ci relazioniamo quindi con la qualità dell’aria indoor.

Parliamo cioè di emissioni.

Tra i VOC più presenti nell’arredamento c’è senz’altro la formaldeide.

La formaldeide, come puoi leggere qui, è un gas incolore e dall’odore acre, è molto solubile in acqua e reattiva in molte sintesi. Tra le tante cose la troviamo presente anche nei leganti e negli adesivi e quindi nei pannelli di legno e nei truciolari

Ma quali sono i fattori di rischio della formaldeide?

in sintesi la formaldeide è molto irritante per le mucose e potenzialmente cancerogena.

Sul breve periodo gli effetti che si possono riscontrare sono irritazioni, infiammazioni, in particolar modo delle vie respiratorie e delle mucose, disturbi della vista, nausea, eczemi.

Nel lungo termine può dare effetti genotossici e forme tumorali.

Questo agente inquinante è tanto importante e pericoloso per la salute da indurre la legislazione ad una classificazione dei pannelli in legno in base alla emissione della formaldeide

L’impiego della formaldeide nel settore legno

Per ciò che riguarda specificatamente il settore del legno, la formaldeide trova applicazione nella produzione di resine ureiche che sono impiegate per la preparazione di vernici, di adesivi e di carte impregnate per la nobilitazione.

L’utilizzo principale di queste resine si ha comunque nella produzione di pannelli.

Praticamente tutte le tipologie di pannelli (particelle, MDF, compensati, etc.) sono realizzate quasi esclusivamente con questo adesivo termoindurente.

L’elevata “affinità per il legno” unita all’indurimento indotto da catalizzatori acidi e dal calore, porta alla costituzione di reticoli tridimensionali di resina che rappresentano una struttura legante molto efficace per il legno.

I motivi dell’elevato impiego delle resine ureiche nella produzione di pannelli sono essenzialmente tre:

-costo relativamente basso;

-prestazioni adeguate all’utilizzo del prodotto;

-facilità di impiego.

Controindicazioni

Per effetto di fenomeni chimici chiamati di idrolisi la formaldeide viene, infatti, continuamente liberata dalla stessa resina ureica di cui è costituito il pannello e quindi emessa in ambiente.

In considerazione del numero di pannelli che costituiscono i mobili, le quantità di formaldeide liberate o liberabili negli ambienti di vita, possono essere in alcuni casi superiori ai limiti consentiti e quindi potenzialmente cancerogeni

Classi di emissione di formaldeide in Europa (fonte: Federlegno)

I pannelli a base di legno vengono classificati in base alle loro emissioni di formaldeide seguendo i criteri delineati nelle norme tecniche di settore e riassunti nell’appendice B della UNI EN 13986.

Questo sistema, originariamente stabilito dalla legislazione nazionale tedesca, nel tempo è diventato riferimento comune per il resto della UE.

I pannelli possono essere classificati in una delle due classi E1 o E2.

La classe di emissione viene assegnata al prodotto sulla base di prove iniziali di tipo e di prove periodiche di controllo della produzione.

I parametri che caratterizzano i pannelli di classe E1 sono i seguenti:

  • Prove iniziali di tipo:

tutti i tipi di pannello devono presentare emissioni minori o uguali a 0,124 mg/mc aria, misurate con il metodo UNI EN 717-1 (metodo della camera);

  • Prove di controllo della produzione:

i pannelli grezzi di particelle, di MDF o di OSB devono avere un contenuto di formaldeide minore o uguale a 8 mg/100 g di pannello essiccato in forno, misurato con il metodo UNI EN 120 (metodo del perforatore).

Tutti gli altri tipi di pannello, compresi quelli verniciati, nobilitati o placcati, devono presentare emissioni minori o uguali a 3,5 mg/mq h, se misurate con il metodo UNI EN 717-2 (metodo della gas-analisi).

I pannelli di classe E1 (a basse emissioni) possono essere quindi utilizzati senza causare una concentrazione di equilibrio nell’aria della camera di prova (definita nella norma UNI EN 717-1) maggiore di 0,1 ppm, limite raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per gli ambienti di vita e soggiorno.

Ricordiamo che in Italia il Decreto 10 ottobre 2008 ha vietato l’utilizzo e la commercializzazione di pannelli di classe E2

Quindi è necessario per la nostra salute scegliere prodotti che abbiano almeno pannelli con classe E1.

Molto meglio se in legno massello con emissività pari a 0 se trattati adeguatamente come poi vedremo in seguito

D.M. 10/10/2008

cosa dice la legislazione riguardo la produzione di elementi con pannelli classe E1?

Decreto Ministeriale del 10-10-2008 art. 1

Disposizioni riguardanti fabbricazione, importazione e immissione in commercio di pannelli a base legno e manufatti con essi realizzati sia semilavorati che prodotti finiti contenenti formaldeide, al fine di garantire la protezione della salute umana nel loro impiego negli ambienti di vita e soggiorno (ambienti indoor)

Decreto Ministeriale del 10-10-2008 art. 2

I pannelli a base legno e manufatti con essi realizzati    sia semilavorati che prodotti finiti contenenti formaldeide, non possono essere immessi in commercio se la concentrazione di equilibrio di formaldeide che essi provocano nell’aria dell’ambiente di prova supera il valore di 0,1 ppm (0,124 mg/m3)

Decreto Ministeriale del 10-10-2008 art. 4

•             I prodotti interessati alla Marcatura CE (edilizia), seguono la norma armonizzata di riferimento UNI EN 13986

•             Per quanto riguarda il contenuto di formaldeide in pannelli a base di legno e manufatti connessi realizzati sia semilavorati che prodotti finiti di classe E1 non interessati dalla  marcatura CE, sono soggetti alla valutazione di conformità secondo la norma UNI EN 13986.

La classe E1 è obbligatoria in Italia, ma bisogna anche dichiararla!

Abbiamo detto poc’anzi che in Italia con il Decreto Ministeriale 10 ottobre 2008 è stata imposta la conformità alla classe E1 per l’emissione di formaldeide di tutti i materiali compositi a base legno.

Non solo coloro che producono, importano o immettono sul mercato pannelli a base di legno (compensati, MDF, OSB, truciolari, multistrati, listellari eccetera) sono tenuti a consegnare i prodotti accompagnati da una dichiarazione di conformità che attesti la loro rispondenza alla classe E1 (sulla base della norma EN 13689) per quanto riguarda l’emissione di formaldeide, ma anche chi realizza prodotti con essi fabbricati (porte interne, pannellature, mobili, controsoffitti, pedane, rivestimenti per blindate eccetera)

I produttori di pannelli sono quindi obbligati a verificare l’emissione di formaldeide rispettando le procedure dalla norma di cui sopra e a eseguire controlli di produzione.

Come devono comportarsi i produttori di manufatti che non aggiungono potenziali fonti di formaldeide? Chi nella produzione o realizzazione di manufatti non utilizza colle Urea- Formaldeide, Urea-Melamina-Formaldeide, Melamina-Formaldeide e Fenolo-Formaldeide o loro combinazioni, sono esentati dai test e dal controllo di produzione, ma debbono comunque emettere la dichiarazione sull’emissione di formaldeide basandosi su quelle provenienti dai loro fornitori.

Chi invece aggiunge post fornitura potenziali fonti di formaldeide?

In questo casi sono equiparati ai produttori di pannelli e debbono quindi eseguire i test per il controllo di produzione.

Ovviamente la legislazione prevede che chiunque immetta sul mercato manufatti contenenti formaldeide in difformità alle indicazioni del decreto, anche nei termini della prevista dichiarazione, è soggetto a sanzioni che possono essere sia amministrative che penali.

LE FINITURE

Tra le fonti di emissione non c’è solo la materia prima

Anche i materiali usati per le finiture potrebbero pregiudicare la qualità del legno usato per la realizzazione del mobile.

Non di rado possiamo incontrare elementi di arredo in legno massello rifiniti con impregnanti e vernici tossiche, piene di VOC. È necessario, in fase di acquisto chiedere schede tecniche e certificazioni relative agli olii, cere, impregnanti e vernici usate,

Se, invece , vi rivolgete ad una falegnameria, controllate o fate controllare dal vostro tecnico, tutte le fasi: dalla scelta del legno, massello o pannelli E1, alla preparazione del legno attraverso l’uso di antitarme, impregnanti e finiture varie.

Esistono sul mercato diverse aziende italiane con prodotti molto validi e laboratori di ricerca all’avanguardia e la tradizione italiana di restauratori ha dato basi importanti per l’industria di vernici bioecologiche.

LE CERTIFICAZION: FSC E PEFC

FSC è stato fondato nel 1993. In qualità di ente attivo a livello mondiale per la promozione di una gestione responsabile delle foreste, FSC è riconosciuto da organizzazioni ambientaliste, imprese, associazioni impegnate socialmente e rappresentanti delle industrie del legno e della carta. Si tratta di un’organizzazione indipendente che incoraggia l’adozione di regole riconosciute globalmente per garantire che il legno venga prodotto in modo razionale e corretto in termini di tutela ambientali e sociali.

Include tra i suoi membri ONG e gruppi ambientalisti (WWFGreenpeace), sociali (National Aboriginal Forestry Association of Canada), proprietari forestali, industrie che commerciano e lavorano il legno e la carta (Tetra PakMondi), gruppi della Grande Distribuzione Organizzata, ricercatori e tecnici, per un totale di quasi 900 membri.

Un prodotto con marchio FSC® certifica che la materia prima proviene da fonti sostenibili/responsabili.

Ovvero viene garantito che lo sfruttamento delle risorse forestali avvenga nel rispetto delle normative per garantire le tutele sociali, economiche ed ecologiche delle generazioni odierne e future.


Obiettivo è incentivare la gestione sostenibile e responsabile dei patrimoni boschivi.

La foresta di origine viene controllata e valutata in conformità a standard (principi e criteri di buona gestione forestale), che sono stabiliti ed approvati dal Forest Stewardship Council® a.c.

In quest’organo di controllo convergono tutte le parti interessate.

In Italia FSC nasce nel 2001 come associazione no-profit, in armonia con gli obiettivi di FSC Internazionale.

Tra le attività le più importanti

• la definizione di standard di buona gestione forestale adatti alle diverse realtà forestali del territorio italiano;
• la promozione di studi e progetti pilota sui temi della gestione forestale sostenibile, della certificazione e del mercato dei prodotti forestali certificati.

Cosa garantisce

Una gestione forestale rispettosa dell’ambiente che assicuri la raccolta dei prodotti legnosi e non legnosi del bosco e che mantenga la biodiversità, la produttività e i processi ecologici.

Una gestione forestale socialmente utile che aiuti sia la popolazione locale sia la società in generale a godere di benefici a lungo termine.

Una gestione forestale economicamente sostenibile. Significa che le operazioni forestali sono strutturate e gestite in modo da essere sufficientemente redditizie, senza generare profitto finanziario a scapito delle risorse forestali, dell’ecosistema, o delle comunità interessate.

LA CERTIFICAZIONE PEFC

Il PEFC Italia è un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), cioè il Programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale.

Anche Il PEFC come FSC è un’iniziativa internazionale basata su una larga intesa delle parti interessate all’implementazione della gestione forestale sostenibile a livello nazionale e regionale.

Partecipano allo sviluppo del PEFC i rappresentanti dei proprietari forestali e dei pioppeti, dei consumatori finali, degli utilizzatori, dei liberi professionisti, del mondo dell’industria del legno e dell’artigianato.

Tra i suoi obiettivi c’è quello di migliorare l’immagine della selvicoltura e della filiera foresta–legno, di commercializzando legno e prodotti della foresta derivanti da boschi e impianti gestiti in modo sostenibile.

Le foreste certificate vengono regolarmente controllate da ispettori indipendenti.
Seguendo i seguenti principi

Il PEFC:

  • conservare la foresta come habitat per animali e piante,
  • mantenere la funzione protettiva delle foreste nei confronti dell’acqua, del terreno e del clima,
  • tutelare la biodiversità degli ecosistemi forestali,
  • verificare l’origine delle materie prime legnose,
  • prevedere il taglio delle piante rispettando il naturale ritmo di crescita della foresta,
  • prevedere che le aree soggette al taglio vengano rimboschite o preferibilmente rigenerate e rinnovate naturalmente,
  • tutelare i diritti e la salute dei lavoratori,
  • favorire le filiere corte,
  • garantire i diritti delle popolazioni indigene e dei proprietari forestali.

L’importanza del legno per Clima e CO2

Costruire e arredare con il legno significa proteggere attivamente il clima

Sia che sia piantato sia che sia tagliato l’albero è un sistema bio-climatico

Durante la loro crescita,

  • gli alberi nei boschi assorbono enormi quantità di anidride carbonica.

l’albero, in quanto organismo vivente, assorbe dall’atmosfera anidride carbonica (CO2).

In questo modo sottrae una sostanza estremamente nociva per il clima, la trasforma in innocuo carbonio e rilascia nell’ambiente l’ossigeno liberato (O).

Quest’ultimo si miscela con l’azoto contenuto nell’atmosfera in un rapporto del 78:21%, generando l’aria che respiriamo.

Il carbonio (C) invece rimane imprigionato nell’albero. Esso costituisce, per così dire, l’impalcatura del processo di crescita organica e continua ad essere disponibile fintanto che l’albero si preserva nel bosco o sotto forma di materiale da costruzione.

Per effetto del processo di fotosintesi degli alberi, in un metro cubo di legno rimane imprigionata una tonnellata di CO2. Questa quantità di CO2 viene sottratta all’atmosfera fino a quando il legno marcisce o viene bruciato, tornando poi nell’atmosfera.

Pertanto non solo i boschi, ma anche le opere edili, i mobili o addirittura i giocattoli in legno rappresentano una preziosa riserva di carbonio che offre un contributo essenziale alla riduzione del contenuto di CO2 dell’atmosfera.

L’albero preserva il suo contenuto di carbonio per tutto il ciclo di vita del prodotto. L’aumento dell’impiego del legno, materia prima a bilancio neutro di CO2, svolge un ruolo di primo piano nella riduzione globale delle emissioni di CO2 e rappresenta pertanto un fattore essenziale ed efficace per la tutela del clima. Perché il legno può contrastare attivamente l’ulteriore aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre e la conseguente intensificazione dell’effetto serra, all’origine del riscaldamento globale, del cambiamento climatico e di tutte le sue conseguenze.

Riserva di CO2 nei secoli

I prodotti in legno sono quindi una riserva di CO2 e, a seconda dell’uso previsto, possono rimanerlo per molti secoli. Incoraggiando l’uso dei prodotti in legno in alternativa ad altri materiali da costruzione che sono fonte di CO2, sarà possibile limitare progressivamente le emissioni di CO2nell’atmosfera: si tratta del cosiddetto “effetto di sostituzione”.

Cosa significa in concreto? Si parla di “sostituzione materiale” quando il legno o i prodotti del legno vengono impiegati in alternativa ad altri materiali (ad es. cemento, piastrelle, acciaio, alluminio) come materia prima o materiale da costruzione.

Le conseguenze sul bilancio di CO2 sono positive, in quanto gli altri prodotti sono associati a maggiori emissioni di CO2 e spesso presuppongono un consumo molto più intensivo di energia da combustibili fossili (petrolio, carbone) in fase di produzione e trasporto. A differenza degli altri prodotti, al termine del suo ciclo di vita il legno può essere riutilizzato anche per scopi energetici. Pertanto appare alquanto ragionevole sostituire quanti più prodotti possibile con il legno al fine di ridurre le emissioni di CO2.

Arredare in maniera consapevole fa bene alla tua salute e a quella del pianeta

arch. Francesco De Gaetano

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benessere progettare

ILLUMINAZIONE: sole, luce e salute

La bellezza di una casa dipende essenzialmente da due fattori: volume e luce.

A rendere piacevoli i colori delle pareti, le forme e le essenze dei mobili, la trama di tendaggi e divani sono il volume degli spazi e l’illuminazione naturale e artificiale.

I progressi tecnologici degli ultimi 30 40 anni dell’illuminotecnica hanno garantito la possibilità di una ampia gamma di scelte con notevoli risultati sia in termini di prestazioni sia in termini di qualità.

Di contro però, la possibilità che il mercato illuminotecnico offre di illuminare con determinate prestazioni nei più disparati contesti architettonici ha di fatto quasi azzerato l’attenzione dei progettisti verso uno degli aspetti più importanti dell’architettura: la luce naturale.

Luce naturale che, invece, è fortemente legata al concetto di benessere e di qualità della vita.

Essere costantemente illuminati da lampade o con poca luce solare a disposizione determina nel nostro organismo squilibri notevoli che alterano processi di vitale importanza pregiudicando perfino la salute.

IL RITMO CIRCADIANO

Le funzioni del corpo umano sono coordinate da un sistema costituito da una rete di orologi biologici. Orologi che hanno appunto un arco di 24 ore.

Secondo la cronobiologia, branca della medicina che si occupa della variabile tempo applicata alle funzioni vitali, tutte le funzioni umane sono soggette a ritmi coordinati secondo varie tabelle di marcia dell’ambiente circostante.

Tra i ritmi di maggiore rilevanza c’è la ciclicità del sole a cui è legata la presenza o meno della luce.

È proprio il ritmo circadiano a programmare il nostro organismo per iniziare la giornata.

Fonte: dal web

Tra le 5 e le 6 del mattino, quindi prima del nostro risveglio, aumentano i battiti cardiaci, la pressione sanguigna e la temperatura corporea. Inoltre si registra l’aumento del tasso dell’idrossicorticosterone, ormone paragonabile ad una sorte di carica batteria.

Tutta la nostra giornata viene regolata e scandita da questi ritmi.

Intorno alle 9 del mattino si riduce notevolmente il tasso di melatonina ed aumento invece quello della noradrenalina, ormone che produciamo addirittura quando ci sentiamo in pericolo.

Da qui a mezzogiorno il sistema nervoso simpatico aumenta la propria attività.

Cosa fa il sistema nevoso simpatico?

Controlla la funzionalità ghiandolare e intestinale, i vasi sanguigni e il cuore.

Sostiene il maggior dispendio di energia nelle situazioni più stressanti, innalzando il livello glicemico.

Verso mezzogiorno la temperatura corporea è ancora in aumento

Verso le tre del pomeriggio la pressione arteriosa è ai suoi massimi livelli.

Dalle cinque del pomeriggio inizia nuovamente ad aumentare il tasso di melatonina, ormone che regola il sonno.

Intorno alle dieci di sera il battito cardiaco e la pressione sanguigna iniziano a diminuire di intensità.

Vediamo altri fenomeni che avvengono nel nostro organismo legati al ciclo della luce naturale

Tra le nove e le dieci le nostre mani possiedono il massimo della forza

Tra le dieci e mezzogiorno raggiungiamo il massimo dell’attività cerebrale

Intorno alle tredici abbiamo la massima produzione di succhi gastrici indipendentemente se stiamo mangiando o meno

Tra le 17 e le 19 olfatto e udito sono più acuti

Tra le sei e le otto la pelle diventa più porosa

Effetti sulla memoria

Dalle 10 alle 12 la memoria a breve termine è al massimo della sua efficienza

Dalle 18 alle 24 è invece la memoria a lungo termine ad essere alla massima efficienza

EFFETTI SUL BENESSERE FISICO

Come abbiamo visto i ritmi del nostro corpo sono coordinati in maniera ciclica. I tempi di questo ciclo sono scanditi dalla ciclicità della luce solare e del buio notturno. Di conseguenza anche le sostanze e i tessuti del nostro corpo sono soggetti a cambiamenti periodici nell’arco delle 24 ore.

EFFETTI SULLE CELLULE

Nei vari momenti della giornata le nostre cellule si trovano a svolgere compiti differenti a seconda della funzione e dell’organo a cui appartengono.

Ogni cellula del nostro corpo è formata da diverse parti. Ogni giorno ciascuna di queste parti svolge un particolare compito

Ed ogni funzione cellulare possiede un proprio ritmo circadiano.

Inoltre ogni cellula fa parte del sistema cellulare che a sua volta determina il ritmo circadiano dei fluidi e degli organi a cui è collegato.

L’influenza che il ritmo circadiano ha sul benessere complessivo del nostro organismo è ormai cosa nota.

Il corpo difatti reagisce a ritmi legati al trascorrere del tempo. Ritmi che vanno dal periodo stagionale a quello mensile fino al ritmo giornaliero. Tale periodicità determina anche le differenti reazioni che l’organismo può avere nei confronti della malattia.

Molti disturbi legati a diverse patologie hanno manifestazioni diverse a seconda del tempo e dei suoi cicli.

Ad esempio chi soffre d’asma ha più difficoltà respiratorie di notte o appena svegli; ciò significa che la funzionalità dei polmoni e delle vie respiratorie sono meno efficaci durante le ore di buio oltre al fatto della difficoltà dovuta alla posizione prona.

Certe persone che soffrono di angina pectoris patiscono in maniera particolare di notte o al mattino presto. Periodo nel quale la pressione arteriosa e i battiti cardiaci rallentano per favorire il riposo notturno.

EFFETTI SULL’EFFICACIA DEI FARMACI

Anche la farmacologia moderna si sta avvalendo delle scoperte della cronobiologia.

Infatti il nostro corpo reagisce in maniera differente ai farmaci a seconda dell’ora in cui vengono somministrati i quali hanno effetti e tossicità diversi.

Studiando l’orologio biologico la cronoterapia ha analizzato la distribuzione delle sostanze farmacologiche nel sangue durante l’arco della giornata e quando ogni singolo organismo è più sensibile ai vari farmaci.

Ad esempio, cortisonici e antidepressivi risultano più efficaci se somministrati al mattino, come pure determinati tipi di farmaci ipertensivi.

Invece i tranquillanti, gli antidolorifici, gli antiinfiammatori e gli antiipertensivi sono più indicata per una somministrazione nel tardo pomeriggio o in serata.

Inoltre è risaputo che esistono persone a prevalenza simpatica, le cosiddette “diurne”, e quelle invece a prevalenza parasimpatica, che si trovano più a loro agio, perfino nel lavoro, durante le ore notturne.

EFFETTI SUL SONNO

Quando pensiamo alla relazione uomo – luce è istintivo e conseguenziale pensare alla relazione ciclica giorno – notte o luce – buio e dei relativi mutamenti biologici che avvengono durante le due diverse fasi.

Tali mutamenti dipendono da processi che sono interni al nostro organismo. Questi processi possono essere considerati il nostro orologio biologico. Il nostro orologio biologico a sua volta determina il differente comportamento del nostro organismo che si regola in base al sorgere o al tramontare del sole.

Per far funzionare questa organizzazione serve un elemento che funge da sincronizzatore del tempo biologico.

Questo elemento sarebbe la melatonina di cui abbiamo già ampliamente parlato riguardo la qualità e l’importanza del riposo notturno. Al corretto riposo influenzato da fattori quali posizione del letto, campi elettromagnetici e qualità del letto, aggiungiamo adesso un altro elemento importantissimo: la luce solare.

Se ben ricordate abbiamo detto che la melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale o ipofisi che dir si voglia che a sua volta regola il corretto funzionamento di altre ghiandole.

Alla sintesi della melatonina nel corpo pineale spetta un ruolo importante nel processo di ricezione/effetto della luce attraverso i nostri occhi. Infatti i segnali luminosi una volta ricevuti dall’occhio vengono trasportati attraverso i nervi alla ghiandola pineale per regolare la quantità di melatonina che andrà nel sangue per essere messa in circolo.

Durante il buio la secrezione di melatonina aumenta per poi diminuire sotto la luce del sole.

EFFETTI SULLA PSICHE

Diversi studi hanno dimostrato che un buon livello di luminosità possono alleviare le condizioni dei pazienti che soffrono della cosiddetta depressione invernale.

È scientificamente provato che alcuni stati d’animo e conseguentemente diversi parametri biologici sono legato al ritmo delle stagioni, ovvero alla diversa quantità di luce solare recepita.

Gli studiosi ritengono che possa essere la produzione di melatonina responsabile dei disturbi emotivi legati alla stagione invernale. Il motivo è sarebbe dovuto al fatto che il paziente non assorbe luce a sufficienza per frenare la produzione di tale ormone.

Inoltre la melatonina sarebbe l’esatta antitesi alla serotonina.

Difatti i soggetti che mostrano tale sintomatologia denunciano un calo dell’attività fisica e dei livelli di energia, irritabilità, insonnia e un forte aumento del desiderio di carboidrati. La voglia di dolci che solitamente accompagna questi sintomi sarebbe dovuta al fatto che i carboidrati e gli zuccheri stimolano una maggiore secrezione di serotonina che ha il compito di incrementare l’energia, esattamente al contrario della melatonina che prepara l’organismo al riposo notturno.

Alcuni esperimenti fatti su pazienti che soffrivano di depressione stagionale con il prolungamento delle ore di luce attraverso l’uso di lampade artificiali ebbero l’effetto stimolatorio e antidepressivo.

Con il prolungarsi della somministrazione di luce artificiale, però, in alcuni pazienti si ebbe l’effetto indesiderato di aumento dell’irritabilità, iperattività eccessiva, disturbi agli occhi, cefalee, nausea e anche insonnia.

A dimostrazione del fatto che il nostro organismo è programmato per ricevere un determinato numero di ore di luce oltre il quale si possono evidenziare squilibri anche importanti. Squilibri registrabili anche in carenza di un determinato numero di ore solari.

I RAGGI UV

TIPOLUNGHEZZA D’ONDAEFFETTI
UV-A315-400 nmPenetra più a fondo nel derma rispetto ai raggi UV-B Attiva la pigmentazione (abbronzatura)
UV-B280-315 nmProduce vitamina D Provoca eritema
UV-C100-280 nmPossiede potenti effetti germicidi

Il Sole

Il sole emette una grande quantità e varietà di radiazioni elettromagnetiche in gran parte assorbite dall’atmosfera terrestre che agisce da vero e proprio filtro.

Le radiazioni che riescono a oltrepassare questa barriera protettiva naturale sono composte da tre diversi tipi di luce:

Quella visibile ad occhio nudo che va dal rosso al violetto;

Quella infrarossa (cioè al di sotto della frequenza del rosso che è visibile all’occhio umano), quindi invisibile, ma percepibile sotto forma di calore;

Quella ultravioletta (cioè, che si trova oltre la frequenza del violetto visibile per l’occhio umano).

Gli effetti di questi tipi di luce sull’organismo sono variabili, così come diversa è la modalità di assorbimento.

Gran parte dei raggi UV vengono riflessi dallo strato corneo superficiale e solo una piccola quota arriva negli strati più profondi dell’epidermide.

A seconda della lunghezza d’onda, si suddividono in UV-A, UV-B e UV-C.

Ed è proprio la lunghezza d’onda a determinare la profondità di penetrazione cutanea.

Possiamo, pertanto, distinguere:

Raggi UV-A, rappresentano circa il 98% dei raggi UV che colpiscono la Terra e possiedono una lunghezza d’onda di 320 – 400 nm. Hanno effetti abbronzanti (anche se inferiori agli UV-B) e moderati sul danneggiamento cutaneo. Vista la loro elevata lunghezza d’onda sono in grado di penetrare in profondità nel derma provocando eritemi e danneggiando la pelle, anche a lungo termine.

I raggi UV-B, costituiscono il 2% della radiazione ultravioletta che oltrepassa l’atmosfera e hanno una lunghezza d’onda di 280 – 320 nm. Hanno una capacità di penetrazione inferiore e non riescono a superare le strutture più superficiali della pelle. Gli effetti negativi sono comunque importanti poiché i raggi UV-B sono in grado di alterare il materiale genetico contenuto nel DNA aumentando il rischio di comparsa di tumori cutanei. Inoltre ha più capacità nel provocare l’eritema rispetto alla radiazione UV-A

I raggi UV-C, sono i raggi ultravioletti più pericolosi e possiedono una lunghezza d’onda di 100 – 280 nm. Sono particolarmente dannosi per la salute poiché possiedono un alto potere cancerogeno. Fortunatamente, vengono trattenuti dalla fascia di ozono e per questo non hanno effetti particolari sulla pelle. Il rischio di esposizione a questi raggi aumenta però in alta quota.

EFFETTI BENEFICI

Se da un lato è vero che i raggi UV possono causare diversi danni alla pelle e all’organismo più in generale, dall’altra parte è anche vero che le radiazioni ultraviolette sono necessarie per lo svolgimento di alcuni processi fisiologici e possono apportare diversi benefici.

Difatti, i raggi ultravioletti:

Favoriscono il trofismo e l’accrescimento osseo stimolando la sintesi della vitamina D;

Svolgono un’azione disinfettante a livello della cute;

Favoriscono la circolazione e stimolano di conseguenza l’attività dei globuli bianchi;

Accelerano la proliferazione pilifera

Favoriscono la pigmentazione della cute stimolando la produzione di melanina.

Inoltre, secondo numerose ricerche i raggi ultravioletti hanno anche effetti di carattere generale come diminuzione del polso, abbassamento della pressione del sangue, mutamenti della temperatura cutanea e del metabolismo, riduzione del tempo di reazione, miglioramento dello stato di salute e resistenza ad alcuni tipi di infezione.

LA LUCE INDOOR

LAMPADINA A INCANDESCENZA

Lampadina a incandescenza

Le lampadine a incandescenza si dividono in due categorie:

  1. lampade a incandescenza tradizionali;
  2. lampade a incandescenza alogene.
  1. lampade a incandescenza tradizionali;

Vietate dal 2012 le lampade ad incandescenza sono quelle che si avvicinano di più allo spettro della luce naturale considerata nella sua regione visibile.

Data la bassa temperatura del colore, la luce ad incandescenza rappresenta la luce calda che ricorda molto quella della candela.

  1. Lampadine a incandescenza “alogene”

Le lampade alogene si possono suddividere in due grandi gruppi:

  1. a bassissima tensione;
  2. a tensione di rete.

Dal 1 settembre 2018, con il regolamento Ue 244/2009 la Commissione europea ha deciso la fine della commercializzazione di alcune lampade alogene in particolare quelle con la classica forma a pera, a goccia o più sferiche.

Quali sono le lampade alogene non più in commercio

Sono rimaste in commercio i faretti a 12 V con attacco Gu5.3 e quelli con attacco Gu10 e le più piccole con attacco G9 e R7s.

Perché sono state vietate le lampade alogene

Si tratta di una decisione presa dalla Commissione europeasostanzialmente per ridurre i consumi energetici e per spingere il commercio dei Led, cinque volte meno energivori delle vecchie lampadine alogene.

L’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha stimato il passaggio a lampadine a basso consumo energetico porterà un risparmio energetico annuale pari al consumo annuo di elettricità del Portogallo e consentirà di risparmiare circa 15,2 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2025, pari alle emissioni generate da circa due milioni di persone all’anno.

Inoltre c’è anche il fattore salute: alcune lampade alogene emettono raggi ultravioletti, dannosi per la pelle e per gli occhi.

SLIDE 8

LAMPADE FLUORESCENTI

Le lampade fluorescenti

Sono costituite da un tubo di vetro rivestito internamente da uno strato di speciali polveri fluorescenti, con vapore di mercurio a bassa pressione. I due elettrodi, in corrispondenza dell’estremità, al passaggio della corrente generano una scarica a cui è associata l’emissione di radiazioni luminose. Le lampade fluorescenti si suddividono in:

  1. lampade fluorescenti tubolari (neon);

CARATTERISTICHE

Le lampade fluorescenti tubolari hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 120lm/W, che è da 4 a 10 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza.

Hanno una lunga durata di vita, circa 10.000 ore.

hanno una resa cromatica superiore a 80.

Si accendono immediatamente o quasi immediatamente.

Non possono essere collegate direttamente alla rete di alimentazione ma hanno bisogno di un reattore e in alcuni casi di uno starter. Se il reattore è del tipo elettronico, che è più efficiente di quello tradizionale, le lampade durano di più e hanno un’efficienza maggiore.

Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti.

Il flusso luminoso è regolabile da 10 a 100% utilizzando un particolare reattore elettronico detto “dimming”.

Contengono piccole quantità di mercurio.

Le lampade fluorescenti compatte hanno una durata di vita di 10 mila ore e hanno un’elevata efficienza luminosa. Utilizzando queste lampade si ha un consumo inferiore di circa il 75% rispetto a quello con le lampade alogene.

CARATTERISTICHE

Le lampade fluorescenti compatte hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 75lm/W.

Sono disponibili in diverse tonalità di luce, e la qualità della luce prodotta è molto buona, hanno una resa cromatica superiore a 80.

Si accendono immediatamente o quasi immediatamente.

Esistono nella versione con reattore integrato e non integrato all’interno della lampada. Se il reattore è del tipo elettronico, che è più efficiente di quello tradizionale, le lampade durano di più e hanno un’efficienza maggiore.

Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti.

Il flusso luminoso non è regolabile.

contengono piccole quantità di mercurio.

LAMPADE A LED

I led denominati Light Emitting Diodes, diodi che emettono luce, impiegati dapprima per le spie dei televisori, telecomandi e tantissimo altro sono alimentate attraverso un circuito elettronico che regola e calibra la giusta tensione in volt necessaria ai led, in questo caso l’energia elettrica viene convertita per il 50% in luce e il restante 50% in calore, difatti queste lampade anche dopo svariate ore di funzionamento restano fredde al tatto senza mai surriscaldarsi (radiazione infrarossa).

Attraverso il movimento degli elettroni interni in un materiale semiconduttore questi dispositivi permettono l’illuminazione degli ambienti.

Per quanto riguarda la durata in ore i led possiedono un notevole vantaggio, difatti a contrario dei modelli ad incandescenza che una volta esaurito il filamento cesseranno di funzionare completamente, questi hanno una progressivo calo di luminosità che si abbassa di appena 20-30%, trascorse ovviamente le 50.000 h o 100.000 h stimate di funzionamento ovvero quasi 11 anni di funzionamento continuo per l’interno giorno(si ha invece una perdita del 3% sulla potenza dopo le prime 3000 ore di utilizzo).

Dopo che le 100.000 h saranno trascorse assisteremo ad un calo che potrebbe essere compreso fra 50-70% a seconda della marca acquistata.

LED E SALUTE

Dall’avvento sul mercato delle lampade a led dedicate all’illuminazione degli ambienti, parecchi esperti del settore hanno intrapreso un acceso dibattito sull’incidenza che tali lampade avrebbero sulla salute umana.

Per capire bene quali siano i dubbi evidenziati vediamo di capire cosa sono veramente i led

LED: BREVE STORIA

Iniziamo col dire che i primi led furono inventati nel 1962 da Nick Holonyak Jr. mentre lavorava alla General Electric Company. Led che emettevano luce rossa

Fonte : web

Successivamente, ed esattamente nel 1972 uno studente di Holonyak, George Craford inventò il primo LED giallo e aumento la luminosità dei LED rossi e LED rosso-arancio.

Nel frattempo, nel 1968 fu la Monsanto Company a mettere in piedi la prima produzione di massa di Led a luce visibile usando Fosfuro Arseniuro di Gallio per produrre LED rossi usati come indicatori per alfanumerici e fu integrata nelle calcolatrici tascabili dell’HP.

Nel 1976, T.P. Pearsall creò il primo LED ad alta luminosità, LED ad alta efficienza per le telecomunicazioni a fibra ottica attraverso l’invenzione di nuovi materiali semiconduttori specificatamente adatti per le lunghezze d’onda delle trasmissioni a fibra ottica.

Nel 1993, grazie alla ricerca trentennale dei fisici giapponesi Shuji Nakamura della Nichia Corporation, Isamu Akasaki e Hiroshi Amano, vennero presentati diodi con emissione altamente efficiente nello spettro del blu e del verde, raggiungendo finalmente le condizioni per creare la luce bianca.

Due anni dopo, nel 1995 vennero costruiti I primi LED bianchi ad alta efficienza grazie all’ingegnere Alberto Barbieri, presso i laboratori dell’Università di Cardiff

La ricerca di Akasaki-Amano-Nakamura che ha portato alla scoperta del LED a luce blu, è stata premiata col premio Nobel per la Fisica 2014.

Da quanto fin qui detto evidenziamo il dato importante per la salute che per ottenere luce bianca è stato necessario produrre led a luce blu e questo si è ottenuto

–        per combinazione con LED rossi e verdi

–        utilizzando fosforo che crea luce gialla.

Il tipo di luce e il suo spettro può influenzare la salute?

 A questa domanda abbiamo già risposto nelle unità precedenti quando parlammo dell’influenza della luce blu dei dispositivi elettronici sulla qualità del sonno.

I DUBBI SULLE LAMPADE A LED

PROBLEMATICHE

La luce LED non ha infrarossi

Una fonte di luce naturale è un corpo che emana tutti i tipi di lunghezze d’onda in modo più o meno continuo.

I LED sono invece lampade fluorescenti, composte da un LED blu, un trasformatore LED, e un sottile strato fluorescente.

Questo strato serve a ricoprire il LED blu per modificare parte della luce blu in lunghezze d’onda maggiori creando in tal modo una luce giallastra.

La luce giallastra dello strato fluorescente è costituita dalla luce blu residua unita ad un tipo di luce bianca gran parte della quale è una luce blu aggressiva.

Il problema maggiore sarebbe proprio questa luce blu.

A tal proposito queste le considerazioni del noto fotobiologo Alexander Wunsch:

“La luce blu ha la più alta energia nella parte visibile dello spettro e induce la produzione dello stress ossidativo ROS (radicali liberi dell’ossigeno). Provoca la formazione di ROS nei tessuti, stress che deve essere bilanciato per mezzo del vicino infrarosso che non è presente nei LED.

Abbiamo bisogno ancora più rigenerazione dalla luce blu ma la parte di rigenerazione dello spettro non si trova nel blu. Si trova nella parte di lunghezza d’onda del rosso e del vicino infrarosso. La rigenerazione dei tessuti e la riparazione degli stessi avviene a lunghezze d’onda che non sono presenti in uno spettro LED.

Abbiamo un aumento dello stress da parte delle lunghezze d’onda corte e abbiamo una ridotta rigenerazione e riparazione da parte delle lunghezze d’onda lunghe.

Questo è il problema principale … Non esiste questo tipo di luce in natura e ci sono delle conseguenze. Lo stress influisce sulla retina e danneggia il nostro sistema endocrino. “

Ad avere una gamma al vicino infrarosso, erano proprio Le vecchie lampadine ad incandescenza.

Lampadine che risultano benefiche per la salute, per esempio per la riparazione e la rigenerazione delle cellule.

La luce LED può danneggiare l’occhio

Fonte: web

Danni alla retina, maculopatia

Tra le cause

Secondo studi recenti la parte blu che compone lo spettro luminoso visibile all’occhio umano può avere effetti dannosi sulla retina.

Indagando sulle cause della degenerazione maculare legata all’invecchiamento (causa principale della cecità nei paesi sviluppati), i ricercatori hanno concentrato l’attenzione sulla questo tipo di radiazioni

Un’indagine internazionale europea, EuroEye, svolta su oltre 4 mila europei ultra sessantacinquenni, ha evidenziato che c’è una correlazione tra la lunga esposizione alla luce blu e l’insorgenza della maculopatia.

Inoltre i danni alla retina si hanno solo con raggi tra i 300 nm ed i 1400 nm. Esattamente dove  si colloca lo spettro della LUCE LED.

La luce a led e i danni dall’effetto sfarfallio

E’ sempre il fotobiologo Alexander Wunsch a parlare

Le lampade a LED sono una forma di illuminazione digitale non termica, mentre le lampadine a incandescenza e alogene sono fonti di luce analogiche termiche.

“Ci sono tre diversi colori nei LED, un rosso, un verde e un blu e l’intensità di questi tre canali di colore deve essere modificata al fine di ottenere il tipo particolare di colore che viene percepito dall’occhio. Il controllo dell’intensità in uscita di un LED viene realizzato in modo digitale. L’attenuazione dei LED è realizzato da una cosiddetta modulazione dell’ampiezza degli impulsi, il che significa che i LED si accendono alla massima intensità e poi si spengono per poi riaccendersi e così via. Pertanto abbiamo la costante accensione e spegnimento delle frequenze che sono più alte di quanto i nostri occhi possono percepire. Ma a livello cellulare, è percepibile da parte delle cellule stesse …”

“Questo causa un tremolio, che non è percepibile per la maggior parte delle persone. Ma è sempre biologicamente attivo. Lo sfarfallio è qualcosa di molto dannoso per la nostra biologia“.

I DUBBI SULLE LAMPADE A LED

PROBLEMATICHE

La luce LED sopprime la melatonina

In quali apparecchiature troviamo la presenza di luce blu?

Lampade LED, dispositivi digitali, computer, telefoni cellulari, e-Book

In poche parole rischiamo seriamente di vivere più irradiati da luce blu che da luce solare

Si ha così l’effetto accumulo.

Rischiamo seriamente la saturazione e quindi innescare malattie come risposta di rigetto da parte del corpo.

Come abbiamo già visto gli studi hanno dimostrato come la luce blu riduca i livelli di melatonina fondamentale per il ciclo sonno-veglia e determinante per la nostra salute

La luce blu sopprime la melatonina per circa il doppio del tempo, come la luce verde, e sposta i ritmi circadiani due volte tanto (3 ore contro 1,5 ore).

Le lampade a incandescenza irradiavano meno del 5% di luce blu,

mentre con i led bianchi questo valore sale a 10% (bianco caldo, 2.700 K – 3.000 K),

per salire a 30% nel caso dei led bianchi impiegati nei display Lcd (monitor, tablet, smartphone).

La luce led può apportare danno mitocondriale

La produzione di energia nel corpo non coinvolge solo l’assunzione di cibo ma in essa è coinvolta anche l’esposizione alla luce.

Per la produzione dell’energia biologica è necessaria però l’esposizione a determinate lunghezze d’onda della luce in modo che il metabolismo possa funzionare in maniera ottimale.

Questo è un altro motivo per cui l’esposizione al sole è così di vitale importanza per la salute.

Come ulteriormente spiegato da Wunsch:

“Il citocromo c ossidasi, che è la molecola che assorbe luce, è l’ultimo passaggio prima della produzione dell’ATP nei mitocondri.

L’ATP è il carburante necessario alle cellule per tutte le loro molteplici funzioni, compreso il trasporto di ioni e il metabolismo. Sorprendentemente, il corpo produce ogni giorno una quantità di ATP pari al suo peso. Mentre si può sopravvivere per diversi minuti senza ossigeno, quando la produzione di ATP si ferma improvvisamente, dopo 15 secondi, sopravviene la morte.

Qui abbiamo un punto di svolta in cui la luce, in un intervallo di lunghezza d’onda tra i 570 nm e gli 850 nm, (quasi l’opposto della luce LED) è in grado di aumentare la produzione di energia, in particolare nelle cellule in cui la sua produzione è esaurita …

La luce emessa dai LED non è in grado di ricoprire minimamente questo ruolo. Capiamo quindi i danni che possono derivare da una esposizione sempre maggiore, ed esclusiva, di questo tipo di lunghezza di luce.

Nelle interazioni fotochimiche la luce eccita gli elettroni delle molecole cellulari rompendo o ri-organizzando i legami chimici. Questo può avere conseguenze dirette sul DNA ed indirettamente portare alla formazione di radicali liberi i quali possono a loro volta interagire col DNA o con altre cellule come i fotoricettori della retina dell’occhio causandone il deterioramento e la morte cellulare. I danni al DNA se non riparati possono portare all’insorgenza del cancro.

Queste interazioni dipendono fortemente dalla lunghezza d’onda, la figura mostra questa dipendenza ed evidenzia due zone di pericolo: il rischio degli UV (o raggi attinici) ed il rischio per la retina della luce blu.

Le lampade a led non sono così ecocompatibili

Le lampade led vanno smaltite nei rifiuti RAEE

La rivista Environmental Science and Technology ha pubblicato nel 2010 uno studio, che ha trovato LED contenenti piombo, arsenico e una dozzina di altre sostanze potenzialmente pericolose.

I più incriminati sono state le luci LED ROSSE di bassa intensità, contenenti fino a otto volte la quantità consentita di piombo, una neurotossina nota come potenziale cancerogeno, oltre all’arsenico.

Nei LED BIANCHI si è riscontrata una percentuale di piombo più bassa, ma grandi quantità di nichel, un altro metallo pesante che causa reazioni allergiche. Infine alta presenza di rame.

Le lampade a led in Italia: l’abbagliamento

che nel 2011, l’allora l’allora Ministro della Salute, Ferruccio Fazi, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, ha evidenziato che “rispetto ad altre tipologie di lampade, quali le lampade ad incandescenza o altre sorgenti di impiego più recente come le lampade alogene e le lampade compatte a fluorescenza (anche dette “a basso consumo”), le lampade a LED presentano alcune caratteristiche particolari dal punto di vista dei possibili rischi per la salute. Esse sono infatti caratterizzate:

1) da un’elevata radianza (una misura della “brillantezza” della sorgente) dovuta alle dimensioni molto ridotte della superficie emissiva;

2) da uno spettro di lunghezze d’onda fortemente spostato verso la regione blu dell’intervallo spettrale del visibile.”

“L’elevata radianza, o più precisamente l’elevata luminanza (una grandezza fisica correlata alla radianza che tiene conto delle proprietà delle diverse lunghezze d’onda di stimolare il fenomeno della visione), aumenta la probabilità di abbagliamento, consistente in una riduzione della funzionalità visiva, che può essere di due tipi: ‘debilitante’ o ‘fastidioso’”.

L’abbagliamento debilitante è una condizione reversibile che di per sé non costituisce un danno per la salute, ma tuttavia può implicare “rischi indiretti per la sicurezza per via della possibilità di incidenti”. L’abbagliamento cosiddetto “fastidioso”, invece, è una condizione che, “se protratta per lunghi periodi, può essere causa di stress, difficoltà di concentrazione, affaticamento visivo”.

Inoltre, ha aggiunto Fazio, “l’elevata radianza associata alle intense componenti nella regione blu dello spettro di emissione (non solo per quanto riguarda i LED che emettono esclusivamente luce blu, ma anche nel caso delle lampade LED “a luce fredda”), può rendere non trascurabile il rischio di danni alla retina di natura fotochimica.”

Nulla è stato fatto in proposito

Cosa si può fare

Usa luci rosse soffuse per le luci notturne.

Evitare di guardare schermi luminosi due o tre ore prima di coricarsi.

Se si lavora un turno di notte o si utilizzano molti dispositivi elettronici durante la notte, si consiglia di indossare occhiali blu-bloccanti o l’installazione di un app che filtra la lunghezza d’onda blu / verde alla notte.

Esporsi a più luce naturale possibile, durante il giorno, affinché amplifichi la vostra capacità di dormire, così come il vostro stato d’animo e la vigilanza durante il giorno.

Per proteggere la salute e la visione, usare sino a quanto lo renderanno possibile… luci a incandescenza. (ndr non più trovabili le vecchie lampadine)

LUCE E COLORE

In un buon progetto di interni che tenga conto del benessere come uno degli obiettivi da raggiungere avere il controllo della luminosità è uno dei fattori determinanti.

Progettare un impianto illuminotecnico senza tenere conto del colore e del rapporto che le varie fonti luminosi hanno su quest’ultimo pregiudica tutti i risultati sperati.

Pertanto illuminazione e colore vanno studiati e progettati contemporaneamente. Il colore subisce evidenti modificazioni a seconda della distribuzione nell’ambiente della luce naturale visibile e determinate fonti luminose rendono certi colori migliori di altri.

Inoltre tra i parametri da considerare c’è anche il colore della luce stessa: abbiamo infatti luci calde con riflessi arancione e luci fredde con riflessi bluastri.

Ottenere la giusta luce per favorire il nostro benessere dipende da più fattori. Sta al progettista metterli insieme.

arch. Francesco De Gaetano

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RISTRUTTURARE

CAMERA DA LETTO E SALUTE

Mi è capitato sovente di essere contattato per affrontare e possibilmente risolvere problemi legati alla salute e connessi con l’abitazione.

Il più delle volte l’analisi del sito ha evidenziato criticità concentrate in camera da letto- Prima però di affrontare quali possono essere tali criticità accenniamo alla SBS.

Esiste una sindrome da edificio malato più nota, appunto, come   SBS – Sick Building Syndrome. Si tratta di una malattia riconosciuta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità che presenta una serie di sintomatologie riconducibili alla presenza di elementi tossici all’interno degli ambienti domestici e di lavoro.

La Sindrome dell’Edificio Malato è di fatto una conseguenza dell’architettura contemporanea.

In molte nuove costruzioni, o in edifici ristrutturati di recente, l’uso più o meno inconsapevole di prodotti chimici, associato alla scarsa ventilazione e alla ridotta traspirabilità dei materiali messi in opera, hanno notevolmente trasformato la qualità degli ambienti indoor in particolar modo dell’aria.

Possiamo tranquillamente affermare senza alcun dubbio che la qualità dell’aria confinata deve essere considerata un vero problema di sanità pubblica, in quanto determina un impatto sulla popolazione in termini non solo di effetti sanitari e costi diretti per l’assistenza medica, ma anche di ordine economico generale.

La Sindrome dell’edificio malato è un termine di recente formulazione che è diventato d’uso comune solo dai primi anni ’80 in seguito al riconoscimento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del problema come vera e propria patologia.

In realtà ad essere malato non è l’edificio ma gli utenti che vi risiedono.

La forte industrializzazione degli anni settanta con il conseguente inquinamento dell’aria, di contro ha suscitato un forte presa di coscienza generale spronando in qualche modo governi, enti e professionisti a porre rimedio.

Risultato è che i si è preoccupati di più, a difendersi dalle minacce provenienti dall’esterno (freddo/caldo, inquinamento dell’aria, rumore, …), sigillando gli ambienti confinati.

Di contro non sempre ci si è accorti che, in realtà, il nemico risiedeva già all’interno degli ambienti indoor.

Il problema, oltre ad ignorarlo, si è ulteriormente acuito riducendo la ventilazione naturale e aumentando il ricircolo dell’aria interna.

Infatti significativa importanza come causa generante assumono anche i fattori microclimatici come il basso comfort termico, la ventilazione inefficiente, l’umidità eccessiva, l’insufficiente ionizzazione dell’aria e la scarsa illuminazione.

La sindrome dell’edificio malato, come riscontrato dalla stessa OMS, si manifesta attraverso una combinazione di sintomi correlati alla permanenza nell’edificio stesso quali l’irritazione della pelle e delle mucose, il mal di testa, l’affaticamento psichico, la difficoltà di concentrazione.

GLI ELEMENTI DELLA CAMERA DA LETTO

Chi si occupa di bioarchitettura si occupa di benessere, e sa perfettamente che ogni elemento della camera da letto può avere una correlazione con lo stato di salute di chi vi abita può essere associato ad eventuali patologie in corso o a condizioni di stress. Ed è questa possibile correlazione che bisogna individuare.

Quindi vanno analizzati attentamente:

  • L’involucro. Ovvero la “scatola” camera da letto: pareti, solaio, soffitti ed aperture.
  • Gli impianti. Impianti elettrici persistenti in camera e quelli esistenti nei vani adiacenti, in quest’ultimo caso anche quelli idraulici.
  • Il contenuto. Cosa contiene la camera da letto, Cosa ci abbiamo messo.
  • L’utilizzo. Che uso ne faccio. Il tutto è connesso al mio stile di vita.

Nell’analizzare ognuno di questi aspetti bisogna sempre correlarsi con il possibile impatto che potrebbero avere sulla salute di chi vi abita.

Gli aspetti e i fattori da analizzare dell’involucro edilizio riguardano essenzialmente l’orientamento e i materiali.

  1. ORIENTAMENTO

Verso quale punto cardinale è esposta la camera da letto

Il punto cardinale verso il quale è direzionata la camera da letto influisce notevolmente sul benessere di chi vi soggiorna. Tale esposizione influisce anche sulla corretta disposizione degli elementi di arredo, in primis il letto.

Su quanti lati è esposta verso l’esterno

Per porre in atto scelte progettuali e di intervento mirate al miglioramento del confort termico e della qualità dell’aria indoor è necessario concentrare l’attenzione su quanti e quali pareti verso l’esterno.

Su quale versante insistono le aperture

Le aperture verso l’esterno si possono rivelare punti deboli rispetto la possibile difesa dagli agenti esterni (inquinanti, temperatura, rumori, ecc.) ma anche alleate nelle strategie di intervento (ricambi d’aria, sfruttamento luce naturale, riscaldamento attraverso l’effetto serra dei raggi solari).

Da quale direzione proviene la luce naturale.

Da quale versante entra la luce e di conseguenza in quale orario è possibile sfruttare le sue peculiarità, in alcune situazioni ci permette di aggiungere un quid in più nel bilancio complessivo dei termini che compongono nel loro insieme il benessere e la qualità della vita. Inoltre capire quanto luminosa sia la camera da letto consente una scelta di colori opportuna, potendo sfruttare rifrazione e riflessione lì dove necessario.

  • MATERIALI

Analisi della facciata

Che tipo di materiale è stato usato, quale valori di permeabilità abbiamo, ancora più importante quale valore di traspirabilità, che tipo di risposta abbiamo in termini di isolamento termico, in quali condizioni si trovano i materiali in facciata e la conseguente efficacia prestazionale.

La parete esterna

Imprescindibile, se vogliamo ottenere risultati significativi in termini prestazionali, è individuare la tipologia della muratura esterna e in che maniera risponde alle esigenze prestazionali in termini di confort termico e acustico. Su quali parametri dobbiamo intervenire riguardo isolamento, impermeabilità, traspirabilità e trasmittanza.

Superfici interne

Che tipo di vernice è stata usata per tinteggiare, traspirante o sigillante, eventuale presenza di carta da parati, di tessuti o altro materiale come perline in legno o in melaninico. Verificare la presenza di condense e muffe ed analizzarne l’origine. Se per un mancato ricambio d’aria o per eventuali ponti termici o per un cattivo funzionamento di possibili impianti di areazione forzata

Pavimentazione

Con qual materiale è stata realizzata la pavimentazione, se ci troviamo in presenza di moquette, che tipo di moquette, in caso di parquet quale tipo di finitura e con quali materiali è stato posato, se è antistatica o meno.

GLI IMPIANTI DELLA CAMERA DA LETTO

Impianto elettrico

Bisogna rilevare l’esattol posizionamento dei cavi, la loro distribuzione e se l’emissione dei campi elettrici e magnetici possa in qualche modo influenzare la zona letto. Lo stesso vale per le cassette di derivazione e i punti presa.

Impianto di climatizzazione

La tipologia dell’impianto può farci capire molte cose riguardo il comportamento degli elementi di confine della camera da letto.

Impianto di riscaldamento: a pavimento, con termosifoni, a battiscopa, elettrico, condizionatore a pompa di calore. Ognuno di questi influisce in maniera diversa rispetto la dinamica del volume di aria riscaldata e di conseguenza avremo influenze diverse sulla salute di chi vi soggiorna. Ma avremo anche una risposta differente dagli elementi costituenti l’involucro

Avremo risposte diverse alle nostre domande se troveremo ad esempio la presenza di un impianto elettrico piuttosto che bocchette d’aria collegata alla stufa a pellet.

Impianto di condizionamento dell’aria. La presenza di questa apparecchiatura ci fa capire molte cose riguardo le possibili manifestazioni di malessere denunciate dagli utenti.

Impianto idrico

Ovviamente è quasi impossibile trovarsi in presenza di impianti idrici in camera da letto. Tranne che per ristrutturazioni incomplete di vecchi appartamenti, in quel caso ci potremmo trovare in presenza di vecchie tubature non più collegate all’adduzione idrica.

Attenzione però. Non è del tutto inusuale trovarsi in posizioni adiacenti a bagni, mi viene in mente il classico bagno in camera o a cucine e lavanderie. L’individuazione di eventuali condutture idriche può risultare importante qualora quest’ultime insistano sulla parete dove è posiziona la testata del letto.

Inoltre occorre verificare se addossate alla parete avremmo apparecchiature elettriche quali lavatrici e asciugatrici

IL CONTENUTO DELLA CAMERA DA LETTO

Per contenuto si intende tutto ciò che troviamo in camera da letto

  • Arredi
    • Mobili
    • Letto
    • Tessuti
    • Apparecchiature elettriche

Arredi

  • Mobili

Che tipo di mobili troviamo, soprattutto di che materiale sono?

Siamo in presenza di pannelli in truciolato, in multistrato o in legno massello?

Qualora fossero in legno massello che tipo di finitura hanno?

Sono mobili difficili da spolverare come lo sono i mobili in vimini o in rattan?

Siamo in presenza di mobili con molti elementi in metallo?

Ognuno di questi fattori può influire sulla salute di chi vi abita e sulle scelte progettuali da fare.

Analizziamone qualcuno:

Armadio nuovissimo, economico con finiture in melaminico e pannelli in truciolato. Siamo in presenza di notevoli percentuali di colle e quindi di formaldeide. Elemento molto inquinante ed anche cancerogeno.

Mobili in vimini o rattan. Prodotto ecologico ma con finiture costituite da vernice flatting.

Problematiche: il flatting contiene diversi agenti chimici inquinanti e il vimini e il rattan per la loro costituzione tendono a trattenere, negli interstizi delle fibre intrecciate, la polvere.

Il vimini va bene per il soggiorno o il terrazzo ma molto meno per le camere da letto o lo studio.

Mobili con molti elementi in metallo.

Possono influire, anche in maniera importante, con i campi elettrici e magnetici e con il capo geomagnetico incidendo parecchio sulla qualità del sonno se presenti nella struttura del letto.

Possibilmente vanno spostati in altri luoghi o cambiati nel caso del letto.

La presenza e soprattutto la quantità di elementi riflettenti, tra tutti gli specchi.

Gli specchi e elementi con alto indice di luminosità riflessa come i mobili con superfici lucide, cambiano la percezione dello spazio e della luce e in determinati casi possono provocare fastidi al livello della percezione dell’occhio.

L’occhio si trova a dover lavorare in maniera eccessiva per un luogo dove invece gli stimoli sensoriali e percettivi devono essere ridotti al minimo indispensabile.

La funzione primaria e originaria della camera da letto è il riposo e per raggiungere un livello ottimale il nostro organismo ha bisogno di un tempo minimo di preparazione. Per ottenere ciò ci vengono in aiuto, colori adatti, luci adeguate e abitudini consone quali ad esempio la lettura. Se invece l’occhio viene stimolato attraverso l’uso di apparecchi luminosi o recependo la luce riflessa più volte da mobili e specchi, allora l’organismo si trova in una situazione di iperstimolazione e conseguente stress. Situazione non ideale per preparare l’organismo ad un sonno ristoratore.

IL LETTO

  • Il letto

L’impatto che il livello di qualità di un letto può avere sulla nostra salute è notevole e spesso sottovalutato.

Un buon riposo non di pende solo da un elemento, ad esempio il materasso, ma dalla sinergia di tutti i fattori che caratterizzano un letto

  • Struttura
    • Rete
    • Materasso
    • Orientamento

UTILIZZO – STILE DI VITA

Il nostro benessere psicofisico è legato a diversi fattori: alimentazione, movimento fisico, la mente e il pensiero positivo, la spiritualità. A questi va aggiunto la qualità degli ambienti in cui passiamo il nostro tempo.

Un bioarchitetto che non prende in considerazione anche lo stile di vita del proprio cliente è paragonabile al medico che prende in considerazione la malattia ma non sta osservando il malato.

Lo stile di vita comprende più elementi:

• Intellettuali

• Sociali ed ambientali

• Spirituali

• Emozionali

• Fisici

A questo ne aggiungerei un altro: le abitudini.

Il più delle volte per realizzare una camera da letto vanno stravolte le nostre cattive abitudini. Un buon medico è colui che oltre ad indicarti la strada da intraprendere possiede l’onestà intellettuale per dirti quali cattive abitudini devi modificare per stare in salute. Se i valori del tuo colesterolo sono preoccupanti non basterà darti una dieta appropriata se il tuo stile di vita è molto sedentario.

Lo stesso dicasi per un bioarchitetto intellettualmente onesto.

LO STILE DI VITA

Facciamo degli esempi paratici. Magari in questi esempi ci possiamo ritrovare anche noi.

Esempio classico:

  • Il mio cliente lamenta di non aver una qualità del sonno accettabile, al mattino si sveglia stanco, presenta stanchezza ai bulbi oculari, magari arrossamento, fatica ad iniziare la giornata.

Cosa fai? Vai a fare il tuo bel sopralluogo. Inizi ad analizzare una serie di parametri in camera da letto: arredamento, orientamento del letto, condizioni all’intorno, predisposizione e tipologia degli impianti. Fai il tuo bel progettino di ristrutturazione, modifichi quello che non va, magari inserisci un buon disgiuntore di rete.

Il cliente rimane soddisfatto e inizia a percepire la qualità della sua nuova camera da letto. Dopo un breve periodo ti richiama perché sta male. Si sveglia come prima, stanco, assonnato e con poca energia.

Ritorni sul luogo del delitto e scopri che il mio cliente ha l’abitudine di terminare la sua giornata passando un paio di ore a letto davanti al suo bel portatile, rispondendo alle ultime mail, riaggiornando l’agenda o magari svagandosi davanti ad un bel film.

Beh,  si ritrova ad avere una bella camera da letto bio e il cosiddetto occhio secco causato da un prolungato uso di apparecchiature video.

  • Secondo caso

Ti chiama la sig.ra Renzetti, (nome di fantasia) perché ha visto il lavoro che hai fatto ad una coppia di suoi amici e vuole una casa come la loro. Senza campi elettromagnetici perché fanno tanto male e dipinta con quelle vernici che profumano tanto di arancia.

Vai a trovare la sig.ra e inizi a fare il tuo primo screening intervistandola. Ha una vita sociale molto attiva, è soddisfatta dei risultati raggiunti sul lavoro e nonostante i problemi che la vita gli ha messo di fronte si ritiene una persona felice.

Anche la signora Renzetti ti confessa che al mattino si sveglia molto stanca nonostante faccia una vita abbastanza sana.

Procedi con il primo sopralluogo. Scopri che la sig.ra tiene in camera da letto un vero e proprio ufficio con tanto di fotocopiatrice-stampante, pennarelli vari, ovviamente pc, smartphone e caricabatteria. La signora Renzetti mi confida che le piace tanto lavorare la sera, quando in strada non c’è rumore e tutto si acquieta perché riesce a concentrarsi meglio e le viene più semplice aggiornare il suo blog, si mette già in pigiama, così quando è stanca o non ha più voglia va direttamente a letto.

Ci troviamo in una camera da letto con la presenza di PM10 e Ozono provenienti dalla stampante e il Toluene dei pennarelli.

Il nostro stile di vita è fatto di comportamenti consolidati, di abitudini, di consuetudini.

Se è necessario cambiare stile di vita bisogna modificare, cambiare o annullare abitudini e consuetudini e spesso hanno a che fare con l’uso che facciamo dei nostri spazi. Molte volte il successo delle nostre scelte progettuali va di pari passo con i cambiamenti dei nostri clienti.

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MATERIALI RISTRUTTURARE

ISOLAMENTO TERMICO: quale materiale scegliere

Isolare casa conviene. E i motivi sono molteplici. Dalla ottenimento di un consistente risparmio energetico, al conseguimento di un comfort termico che può incidere in maniera notevole sul proprio benessere, fino all’opportunità di accedere al Superbonus del 110% (clicca qui per la guida) previsto dal Decreto Rilancio

Ma quale materiale dobbiamo scegliere per ottenere un ottimo isolamento?

Qui di seguito una carrellata dei materiali edili naturali più adatti alla bisogna

  1. IL SUGHERO

Sul sughero è la sue caratteristiche puoi leggere tutto su questo articolo

2. LA FIBRA DI LEGNO

Con la fibra di legno si producono pannelli isolanti. di questi i più commercializzati sono quelli in fibra di legno semplice o in fibra di legno mineralizzato

PANNELLI DI FIBRA DI LEGNO

I pannelli di fibra di legno vengono prodotti con scarti di legno macinati e ridotti a lana di legno successivamente legati con lignina che essendo molto resistente alla compressione riesce a conferire molta solidità. Inoltre la lignina possiede anche il potere di impermeabilizzare le cellule, visto che essa stessa è idrofoba. Per questi motivi non è necessaria l’aggiunta di collanti.

Pannello isolante in fibra di legno

I pannelli di fibra di legno legata con lignina sono traspiranti e antistatici ed esenti da leganti ed emissioni nocive.

Sul mercato si trovano pannelli semplici o per usi differenti:

  • porosi per isolamento termoacustico
  • bituminati per sottotetti
  • di struttura per sottopavimenti

La fibra di legno presenta un ottimo bilancio ecologico e i consumi di energia per la produzione dei pannelli in fibra di legno sono molto ridotti; inoltre sono riciclabili come combustibile.

PANNELLI DI LEGNO MINERALIZZATO

Per la produzione dei pannelli di fibra di legno mineralizzate, in genere, la magnesite utilizzata è l’ossido di magnesio (MgO) o “magnesite caustica”, ottenuta per calcinazione in forno rotativo da magnesite minerale ad alto contenuto di carbonato di magnesio.

Pannello isolante in fibra di legno mineralizzato

Caratteristica dell’ossido di magnesio è di combinarsi con il solfato di magnesio (MgSO4) in soluzione costituendo un prodotto cristallino di forti proprietà leganti: l’ossisolfato di magnesio.

Il processo produttivo ad alta temperatura consente di eliminare dalle fibre di legno le sostanze organiche infiammabili e deperibili: lo scheletro strutturale rimasto, costituito da lignina (che è elastica, resistente e durevole), viene impregnato con l’ossisolfato di magnesio, che protegge le fibre e, contemporaneamente, agisce da legante. Così, grazie alla pressione ed alla temperatura, si realizza la mineralizzazione delle fibre del legno.

I pannelli in fibra di legno e magnesite possiedono ottime proprietà termiche ed acustiche, oltre ad un eccezionale comportamento al fuoco ed all’inalterabilità per tempi lunghissimi

Il processo produttivo con magnesite ad alta temperatura permette anche la formazione di pannelli preintonacati e prefiniti, che consentono la realizzazione di controsoffitti e rivestimenti di particolare pregio estetico e dalle eccellenti caratteristiche acustiche ed antincendio.

I pannelli sono esenti da sostanze nocive di qualche rilevanza e possiedono un ottima resistenza al fuoco che però non consente il riciclo come combustibile. Rimangono, invece, riciclabili come inerti per calcestruzzo.

3. LA CANAPA

La pianta di canapa è costituita da due parti: la parte esterna che risulta fibrosa e una parte interna legnosa, chiamata canapulo.

La fibra è molto resistente a sforzi di trazione e all’usura, mentre il canapulo ha un’elevata capacità di assorbire i liquidi ed è ricco di silicio, componente a cui deve le sue ottime proprietà isolanti.

Ecosostenibile, biocompatibile, riciclabile, rinnovabile e compostabile, la canapa è un materiale con caratteristiche di leggerezza, traspirabilità, resistenza a muffe ed insetti, resistenza al fuoco, alto potere isolante (sia termico che acustico). Mantiene inalterate nel tempo le proprie caratteristiche ,è inodore e non è soggetta all’attacco di insetti e a fenomeni di putrescenza, oltre ad essere non nociva e ad avere una buona coibenza e permeabilità.

Pannello isolante di canapa – particolare

Essendo, inoltre, un materiale con ottima igroscopicità è un regolatore di umidità: la accumula quando è in eccesso per rilasciarla quando l’aria è troppo secca.

Per le sue ottime capacità di isolante termico ed acustico, dalla canapa si producono pannelli da inserire nelle murature, nei sottotetti, nei pavimenti, nei controsoffitti, nei divisori interni, sia in edifici ex–novo che nelle ristrutturazioni.

I pannelli si ottengono riducendo in trucioli i fusti della pianta, legati con amido di patate o l’acido polilattico (PLA) ossia un polimero naturale derivato dal mais. Poi vengono compattati ad alte temperature e sottoposti a forti pressioni. È possibile trovare le fibre della canapa mescolate con altre fibre naturali, come il kenaf, perché la loro presenza in commercio è ancora scarsa.

Essendo una fibra naturale, la canapa è un materiale biodegradabile e può essere reintrodotto nel ciclo produttivo dopo l’impiego, reimpiegato per la produzione di carta e cartone o utilizzato come combustibile per la produzione di energia e non comporta emanazione di gas tossici

4. LA LANA

L’isolante in lana di pecora, si ottiene a seguito di un processo di filatura: le fibre lunghe della lana vengono separate da quelle corte, le prime vengono utilizzate nel settore tessile mentre le seconde vengono riciclate per coibentare gli edifici. La fibra ottenuta è imputrescibile ed elastica

Sottoposta ad un processo di pulitura la lana viene trattata con speciali prodotti per ottenere la protezione dall’attacco di muffe, funghi, acari e terme. Grazie alla sua scarsa carica elettrostatica non attira la polvere ed è anche battericida.

L’isolante viene prodotto in rotoli e può essere inserito all’interno di elementi architettonici orizzontali e verticali per migliorare le prestazioni termiche di muri, soffitti e pavimenti

Muratura isolata con pannelli di lana di pecora

Non consente fenomeni di condensa perché la lanolina, una cera che riveste le fibre, rende la lana idrorepellente, ma nello stesso tempo è un regolatore igrometrico dell’aria e mantiene costante il tasso di umidità degli ambienti. 

Ha una buona capacità ignifuga ed è privo di VOC (composti organici volatili). Possiede, inoltre, un’elevata traspirabilità, proprietà che le permette di filtrare e depurare l’aria rendendo salubri gli ambienti. Com’è noto essa detiene ottime proprietà di fonoassorbenti, termoisolanti, di igroscopicità.

È una materia riciclabile e le fibre, essendo molto resistenti, possono subire più di un ciclo di riuso. La lana di pecora è un prodotto naturale, totalmente atossico che si rigenera grazie alla periodicità annuale della tosatura. La fibra ottenuta dalla lana di pecora è ecologica e riciclabile biocompatibile, e priva di additivi sintetici, colle, resine e polistireni

In molte Regioni è reperibile localmente per usi legati alla bioedilizia, abbattendo così il costo ambientale dei trasporti. L’intera filiera produttiva è a basso impatto ambientale e il suo processo produttivo ha un impatto energetico decisamente sostenibile in quanto consta di semplici operazioni, in parte a carattere artigianale ed in parte industriale

5. LA PAGLIA DI RISO

La paglia di riso rappresenta il culmo della pianta del cereale una volta essiccata alla fine della sua maturazione. Si accomuna per composizione chimica al legno, essendo costituita principalmente da cellulosa, lignina, minerali e silicati.

Paglia di riso

Confezionata in forma prismatica precompressa secondo uno standard di raccolta consolidato nel tempo, risulta essere a tutti gli effetti un ottimo materiale per il conseguimento dell’efficienza energetica dell’edificio. Il suo basso valore di conducibilità termica λ 0,039 (W/mK) si traduce in una forte capacità isolante.

Eʼ un materiale organico, naturale e anallergico, non teme l’umidità

L’alto contenuto di silice inibisce la marcescenza inattaccabile da agenti biologici come muffe e insetti e la rende un materiale durevole nel tempo.

La sua densità genera un effetto di assorbimento dei rumori contribuendo all’aumento del comfort acustico dell’involucro. Possiede buona aderenza e compatibilità prestazionale con intonaci a base di argilla o calce

Usando la paglia con meno del 20% di umidità e con sistemi di chiusura permeabili si favorisce la traspirabilità evitando la formazione di condensa. Teme tuttavia l’acqua stagnante e necessità di essere protetta per mezzo di una copertura ed un adeguato isolamento da terra.

Garantisce la perfetta traspirabilità delle pareti in cui viene impiegata, evitando fenomeni di condensa superficiale e assicurando un ottimo comfort negli spazi abitativi e un ambiente di vita più sano.

E’ semplice da gestire nell’utilizzo in opera e la sua cantierizzazione la accomuna agli altri materiali edili naturali. La sua energia grigia è di gran lunga inferiore rispetto a qualsiasi altro materiale utilizzato in edilizia e rispetto alle paglie derivanti da altri cereali, ha una più elevata resistenza alla marcescenza ed alla formazione di muffe, per merito della sua composizione chimica e dell’elevato contenuto di silice.

È un materiale da costruzione che si rinnova annualmente e che non genera rifiuto oltre che un materiale biodegradabile grazie alla capacità di assorbimento di CO2, è in grado di ridurre le emissioni nell’atmosfera. La sua produzione e il relativo trasporto producono una quantità minima di biossido di carbonio.

arch. Francesco De Gaetano